Ho letto un’interessante ricerca, riportata in un articolo de Il Sole 24 Ore, relativa alle competenze per affrontare la complessità.
È un tema che da sempre mi affascina e mi stimola come persona e come professionista.
È, a mio avviso, IL tema sul quale ogni organizzazione è chiamata a confrontarsi oggi.
Perché poco importa il nostro personale sentiment, la complessità esiste, si accresce e accelera, sempre, ovunque, per tutti. Sta a noi scegliere se nascondere la testa sotto la sabbia o se dare ragione a Darwin e imparare nuove forme di adattamento al sistema.
Globalizzazione, digitalizzazione, crisi economica e finanziaria, sfide climatiche e flussi migratori: tutto impatta nelle nostre vite e in quelle delle nostre imprese.
Affrontare la complessità: i 4 princìpi per uscirne vincitore
Ecco i quattro princìpi che ci aiutano a comprendere e governare la complessità:
- In una realtà interconnessa ogni azione cambia il sistema: la realtà muta continuamente ed è cruciale mappare le relazioni causa-effetto tra i diversi soggetti, secondo una logica IFTT (If This Than That, ovvero «se accade questo, succede quest’altro»)
- Le soluzioni efficaci sono sempre contestuali, funzionano solo «qui e ora». Non esistono soluzioni universali e anche ciò che ieri funzionava nel tuo contesto, oggi potrebbe non funzionare più, e viceversa
- Vince chi è consapevole delle retroazioni sistemiche che la sua azione genera. Siamo attori protagonisti, tutti. Non esistono spettatori. Abbiamo grandi possibilità e per questo, come direbbe Spiderman, grandi responsabilità
- Nella complessità, il raggiungimento di un obiettivo può pregiudicare i risultati futuri. Non conta quindi solo il COSA si raggiunge ma anche il COME. Impariamo a distinguere gli obiettivi dagli scopi. Se non teniamo lo sguardo fisso sugli scopi finali, i singoli obiettivi potrebbero essere nocivi.
È un mondo difficile, è vita intensa (cit.).
La risposta? Per me sta nella capacità di creare per i miei clienti matrici di relazioni tra input e output, esattamente ciò che sta alla base del metodo scientifico.
Sta nel dare ordine all’apparente confusione.
Sta nel porsi in ascolto attivo e sistemico dei cambiamenti.
Sta nel sorpassare le analisi statiche a favore di quelle dinamiche.
Sta, infine, o forse prima di tutto, nel creare cultura su questi temi, non strumenti e soluzioni temporanee.
La complessità è un’onda: può travolgerci o possiamo cavalcarla, magari scopriremo che è pure divertente!