I miei bambini, quando guardano i cartoni animati in tv, appena parte la pubblicità mi chiamano per cambiare canale. Non gli importa che passino le pubblicità dei giocattoli, loro vogliono i cartoni, vogliono i contenuti che si aspettano di trovare.
Ancor più i giovani e gli adulti sono nauseati dalle centinaia di messaggi pubblicitari che ricevono ogni giorno e sono diventati molto bravi a evitarli: è direttamente il nostro cervello che chiude le barriere percettive e lascia fuori chi vuole entrare senza aver chiesto il permesso.
A questo si deve il successo delle piattaforme di fruizione dei contenuti on demand, in cui gli utenti possono scegliere cosa guardare e vi accedono senza interruzioni pubblicitarie. Siamo disposti a pagare per non avere messaggi pubblicitari!
Peccato però che la pubblicità è l’anima del commercio e che noi professionisti dobbiamo trovare il modo di comunicare i nostri prodotti e servizi ai clienti attuali e potenziali.
La pubblicità dal valore aggiunto
E quindi?
Dobbiamo imparare a creare contenuti che siano davvero un plus per il cliente, che non vengano percepiti come un’interruzione ma come un valore aggiunto. Raccontare storie, fornire un servizio, dare un consiglio sincero: impegniamoci per trovare modalità di interazione nuove e genuine con il nostro pubblico.
La comunicazione sui social, via email o su altre piattaforme non deve essere pensata come un punto di conversione dall’interesse alla vendita, è una battaglia persa!
Pensiamo le nostre comunicazioni come attività di creazione di reputazione piuttosto e troviamo altri momenti e altri canali per trasformare la reputazione in scontrini.
Ricorda, più vuoi vendere, meno vendi!