Ecco una delle tante bufale legate al mondo del web: i social premiano la spontaneità, nei social dobbiamo mostrarci per come siamo, in modo autentico.
Avete presente la classica frase da film, in cui un uomo dice alla donna: «Che bella che sei, stai benissimo», e lei, dopo aver impiegato tutto il pomeriggio a scegliere vestito e trucco risponde: «Davvero? Trovi? Ho messo la prima cosa che ho trovato».
Chi è davvero spontaneo?
Pensante davvero che Steve Jobs fosse spontaneo nei suoi storici e mitici keynote? Che fosse spontaneo nel modo di vestirsi? Nel modo di muoversi, di atteggiarsi, di raccontare sé stesso e i suoi prodotti?
Pensate davvero che Barack Obama, che ha segnato un’epoca con la campagna presidenziale del 2008, fosse spontaneo nella creazione dei contenuti per i social?
Pensate davvero che i più famosi influencer o youtuber scelgano contenuti e registri linguistici semplicemente in base al proprio mood?
No. E non dovremmo farlo neppure noi, né per noi come professionisti, né per le nostre aziende.
O almeno no, se per noi i social e il mondo della comunicazione in genere non sono un passatempo ma una parte del nostro lavoro.
Spontaneo o professionale? Questo è il problema
In un recente post ho già trattato il tema legato alla scelta dei giusti contenuti per una strategia di content marketing. Mi soffermo quindi qui sullo stile di relazione e di comunicazione.
È forse spontaneo rispondere in modo gentile a tutti i commenti, ignorare o gestire gli hater, i perditempo, i polemici, e tutte quelle categorie di cui si popola il web così come il mondo off-line?
Rudy Bandiera ha codificato un insieme di buoni princìpi di comportamento in rete, nel suo libro “Le 42 leggi del Digital Carisma”; 42 modi di essere tutt’altro che spontanei, ma assolutamente professionali.
Diffidate dunque da chi vi invita semplicemente a rivelarvi per quello che siete, a utilizzare i social come una finestra aperta sul mondo e su di voi.
Non è la trasparenza il valore che deve guidare le vostre scelte di comunicazione.
Ovviamente, non significa che dobbiamo far apparire le aziende diverse o migliori da come sono: sarebbe un boomerang terribile e lo sappiamo.
- Significa che dobbiamo comprendere appieno la potenza del mezzo, che è tutt’altro che un gioco sul quale sperimentare.
- Significa che dobbiamo pertanto studiare e analizzare per essere preparati e competenti.
- Significa saper scegliere contenuti, tempi e modi della nostra comunicazione a fronte di una strategia complessiva che muove da un’analisi e verso un obiettivo.