La privacy è un prodotto da vendere

Privacy

Le polemiche in tema di privacy sono all’ordine del giorno: WhatsApp condivide i dati con Facebook, Google sa dove siamo, dove andiamo, a chi scriviamo, cosa cerchiamo nel web, Amazon suggerisce agli inserzionisti quali adv proporci nei nostri social.

Ma chi ha dato queste informazioni su di noi? Noi!

Siamo noi che per beneficiare di un servizio, spesso gratuito, concediamo i nostri dati.

[ctt template=”5″ link=”0b0SN” via=”no” ]I nostri dati sono un sostituto di moneta perché hanno un valore economico! via @francescosordi[/ctt]

Come scrive Rudy Bandiera, riprendendo un più ampio concetto di Chris Anderson:

Se il prodotto è gratis, è perché il prodotto sei tu!

Il tema della privacy perciò non ha solo a che vedere con il diritto e con l’etica ma anche, moltissimo, con l’economia e col marketing.

 

La privacy è consapevolezza

I nostri dati personali sono come delle monete nel nostro portafoglio: possiamo usarli per avere qualcosa in cambio, possiamo darli in beneficienza oppure possiamo tenerceli.

Dobbiamo pertanto sviluppare tre forme di consapevolezza:

  1. la prima è la consapevolezza che stiamo effettuando una transazione, ovvero che stiamo condividendo i nostri dati, altrimenti è come se non ci trovassimo più le monete nel portafoglio e non sapessimo dove sono finite.
  2. la seconda consapevolezza è che condividere i propri dati è una scelta e non rappresenta, di per sé, nulla di male. In molti casi chi si lamenta di WhatsApp e Facebook lascia da anni che Coop o qualsiasi altra insegna sappia cosa mangiamo, beviamo, consumiamo, spendiamo, magari per avere delle meravigliose tazzine in porcellana a fine anno. In media ogni italiano ha nel portafoglio 2,7 carte fedeltà;
  3. la terza consapevolezza riguarda il valore economico del dato. Cosa posso comprare con i miei dati? Questo terzo punto ci porta a cambiare prospettiva e a guardare il tema della privacy con gli occhi delle aziende. Possiamo quindi chiederci: quanto costano i dati dei clienti? Cosa posso dare loro in cambio? Come utilizzerò quei dati per migliorare il mio prodotto o la mia comunicazione?

Oggi molte aziende raccolgono dati ma non sono in grado di trasformare questo patrimonio di analisi in conoscenza e quindi in valore strategico.

 

Che valore hanno i dati personali?

Perché la quasi totalità delle catene di retail si limita a darci un piccolo sconto, qualche giorno di anticipo sui saldi, gli auguri di compleanno, quando potrebbero sviluppare offerte mirate, specifiche, irrinunciabili perché proprio “fatte apposta per me”?

Nel testo Marketing Scientifico di Kevin Clancy e Peter Krieg, si racconta di una email giunta a un manager d’azienda da parte di un negozio di biancheria intima. Nella mail si ricordava all’uomo che di lì a due settimane la moglie avrebbe compiuto gli anni e suggeriva come regalo un completino della taglia, del colore e della marca preferite dalla moglie. Qualora volesse, avrebbe potuto farselo recapitare in ufficio già impacchettato.

Questo succedeva nel 2001, quando temi come CRM, social media marketing e Big Data erano solo agli albori.

Non si tratta di tecnologia, ma di strategia!

La strategia ci dice quali dati ci serve reperire, come dobbiamo elaborarli e, soprattutto, a qual fine. In tal modo potremo attribuire un valore economico al nostro servizio e alla materia prima di cui ci approvvigioniamo: i dati!

Come cittadini chiediamoci:

che valore economico do ai miei dati personali? Per cosa sono disposto a darli in cambio?

Come azienda chiediamoci:

quanto sono disposto a pagare i dati? Come li utilizzerò per creare valore aggiunto ai clienti?

Il nostro manager è lo stereotipo dell’uomo in carriera che rischia di dimenticarsi del compleanno della moglie, che non sa mai cosa comprarle e che fatica a trovare il tempo per pensarci e per andare a fare shopping. Il nostro manager è ben contento di aver lasciato, insieme alla moglie, i dati personali in un negozio di biancheria intima femminile. Quei dati, per lui di poco valore, gli hanno portato un prezioso servizio e, speriamo, il sorriso e la riconoscenza della moglie.

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Francesco Sordi
Lavoro per le aziende che vogliono elevare il livello del proprio marketing per raggiungere nuovi obiettivi con grande efficienza. Mi occupo di formazione, consulenza, training on the job e temporary management.