Il marketing salverà la creatività

Quante volte ho sentito dire il contrario? Che il marketing ha bisogno di creatività per uscire dai freddi numeri e schemi.

Io sostengo che sia ancora più vero il contrario: la creatività ha un tremendo bisogno del marketing.

Riprendo la definizione di creatività lasciataci da Poincaré:

la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili.

Il marketing contiene la creatività, letteralmente, ne dà contorno e sostegno.

È il marketing a far emergere gli elementi analitici che vanno ricombinati in forma nuova.

È il marketing che determina cosa crea davvero utilità per i clienti.

 

Il marketing alimenta la creatività

Ma questo mio punto di vista (spero non solo mio), sminuisce la creatività?

Certamente no, anzi la esalta!

Perché creare da un foglio bianco non è creatività!

Dare sfogo ai propri pensieri in modo ego-centrico non è creatività (almeno non nell’applicazione al marketing).

Pretendere di non avere vincoli o limiti non è creatività, è l’impuntarsi infantile di chi sa dire solo «io» e «mio» (normale, ma solo fino ai 6 anni circa).

Il vero creativo è colui che sa muoversi tra mille paletti, colui che pensa per il beneficio del cliente, che vede un disegno dove tutti gli altri vedono confusione, che unisce i puntini e disegna senso e significato.

Il marketing deve avere al proprio interno della creatività, perché il pensiero strategico si fonda su una visione che oggi non esiste e va creata.

Al tempo stesso la creatività deve avere alla sua base il marketing per non essere arte espressiva dell’artista.

Abbattiamo gli stereotipi!

Il marketing scientifico può essere in qualche modo creativo? No, DEVE esserlo, non può esserlo.

Il marketing scientifico si contrappone alla creatività? No, mira a rafforzarla.

Entrambi, per lavorare insieme devono fare un grande passo, di lato.

Perché al centro non c’è il marketing e non c’è neppure la creatività.

Al centro c’è il cliente.

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Istituto del Marketing Scientifico