Dybala, Wondysonoio.org e Alitalia. Similitudini e differenze tra crisi e resilienza

Cosa c’entrano un famoso calciatore e un premio letterario in memoria di una giornalista e scrittrice con la crisi della compagnia di bandiera?

Per molti versi assolutamente nulla tranne, forse, una riflessione sul concetto di resilienza. Ne ho già trattato qui, citando come esempio Indiana Jones.

La resilienza è quella capacità di sopportare e uscire da uno stato di crisi, di difficoltà.

 

Il caso Alitalia: le crisi cicliche

“La crisi di Alitalia” è il titolo di molti quotidiani di oggi, aprile 2017, ma lo fu anche nel 2009, nel 2014 e in diverse altre occasioni.

Ciò è la prova inconfutabile che le crisi cicliche della compagnia non sono state occasione di ripensamento, crescita e rilancio. Alitalia è sempre stata un’azienda fragile. Lungi da me qui aprire un dibattito sulle ragioni di essa.

 

Affrontare la crisi con la resilienza

Il contrario della fragilità è proprio la resilienza quindi. Ho scelto due esempi non aziendali perché, in buona sostanza, le aziende sono fatte di persone e ciò che fa davvero la differenza è il modo di pensare e di affrontare la vita, professionale e non, delle persone che vi lavorano.

Francesca Del Rosso

Scriveva Francesca Del Rosso, straordinaria donna, giornalista e scrittrice morta di cancro lo scorso dicembre dopo anni di lotta affrontata e raccontata in modo straordinario sotto il nome di Wondy, la cui storia, se non la conoscete, vi invito a scoprire:

Non credo nelle favole.
Ma amo leggerle, e mi piace scriverle.
Non credo nel destino.
Ma lo so affrontare.
Il dolore, la paura, la guerra, la mafia, il terremoto, la malattia, la morte: esistono.
Non serve a nulla guardare dall’altra parte, fingere di non vedere.
Ma si può usare un altro punto di vista, che ha il potere di cambiare tutto.
Io l’ho imparato, l’ho capito, l’ho vissuto.
Si può sorridere, ad esempio. E anche ridere.
Si può stringersi gli uni con gli altri.
Si può parlare, scrivere.
C’è una parola per questo, difficile e importante, che significa non arrendersi, non tirarsi mai indietro. Non lasciare la partita.
Resistere agli urti della vita senza spezzarsi.
Andare avanti a testa alta, sempre avanti. In ogni caso.
Questa parola è resilienza.
È una parola che merita attenzione.
Che va raccontata, spiegata, diffusa.
Che voglio portare nel mondo, in tutti i modi che conosco e che mi verranno in mente.
E che ci verranno in mente, perché io ho bisogno di una mano, da tutti voi.
Possiamo fare tanto di buono insieme. Solo se insieme.
Perché io non sono Francesca Del Rosso, non sono Wondy.
Ma Wondy sono io.

 

Ecco invece quanto scrive Paulo Dybala, giovane star della Juventus:

«Piango per mio padre, morto quando avevo 15 anni. Ha lottato per tanto tempo contro un tumore al pancreas, ma è stato inutile. A me, per proteggermi, non dicevano tutto, così io mi illudevo, speravo che guarisse. Oggi parlo spesso di lui con mamma, mi succede di sognarlo e ogni volta mi sveglio tra le lacrime. Mio padre aveva un sogno: che uno almeno dei suoi tre figli diventasse calciatore. Non c’è riuscito Gustavo, il maggiore, e neanche Mariano, che tutti dicono fosse più forte di me, ma che è stato vinto dalla nostalgia di casa. Perciò io dovevo farcela: per onorare la memoria di papà ed esaudire il suo desiderio. Lui mi aveva accompagnato a ogni allenamento, un’ora di macchina da Laguna Larga, dove vivevamo, a Cordoba. Quando papà morì, chiesi alla società di farmi tornare a casa. Per 6 mesi giocai nella squadra del mio paesino, poi rientrai nell’Instituto. E dato che non c’era più nessuno che poteva portarmi avanti e indietro dall’allenamento, mi trasferii nella pensione della squadra. Non fu facile: ero rimasto orfano da poco e avevo la famiglia lontano. Mi chiudevo in bagno a piangere, ma non ho mollato. E oggi so che papà è orgoglioso di me. I miei gol li dedico a lui».

Dybala

Dybala, Francesca Del Rosso e molte altre persone, spesso anche vicine a noi, ci insegnano davvero come vale la pena di vivere i momenti bui che la vita ci pone dinanzi.

E questo vale sia che lo leggiamo come persone, come imprenditori o dipendenti.

La resilienza non è una qualità scritta nel nostro DNA. È una scelta, difficile, che siamo chiamati a fare e ad allenare giorno e per giorno.

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Francesco Sordi
Lavoro per le aziende che vogliono elevare il livello del proprio marketing per raggiungere nuovi obiettivi con grande efficienza. Mi occupo di formazione, consulenza, training on the job e temporary management.