I bisogni del cliente si analizzano e soddisfano, non si creano

steve jobs bisogni

I bisogni del cliente non sono creati dal marketing.

In occasione del post “Dimenticate il prodotto, amate il cliente“, si è trattato dell’importanza di ascoltare, capire e intercettare i bisogni dei clienti prima di pensare al prodotto («Produci ciò che puoi vendere, non tentare di vendere ciò che hai prodotto»).

Una critica che spesso si sente è:

ma il marketing deve creare nuovi bisogni.

E, ovviamente, ai più il pensiero va a Steve Jobs e a quanto fatto da Apple.

Partiamo dalla risposta:

I bisogni non si creano e Steve Jobs e la Apple non hanno creato nuovi bisogni.

Mi rendo conto che possa essere controintuitivo e quindi passiamo all’argomentazione.

 

Bisogni dei clienti: definizioni e origini

Innanzitutto il primo problema deriva dalla definizione che vogliamo dare di “bisogno”. Dobbiamo, infatti, distinguere tra bisogni generici e bisogni specifici.

I bisogni generici sono quelli che possiamo definire come “antropologici”, perché connessi alla natura umana e sono quindi immutati e immutabili. Sono i bisogni che Maslow ha collocato nella sua celebre piramide (dalla base verso l’apice):

  1. bisogno di sussistenza
  2. bisogno di sicurezza
  3. bisogno di socialità
  4. bisogno di riconoscimento
  5. bisogno di autorealizzazione.

I bisogni specifici invece ci differenziano culturalmente e quindi mutano nel tempo e in base al posto in cui nasciamo e cresciamo.

Un’ultima considerazione prima di tornare al caso Apple: non dobbiamo mai confondere il bisogno con la sua soluzione, ovvero il prodotto.

Disse Henry Ford:

Se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: «Un cavallo più veloce».

La citazione contiene un’ambiguità di fondo: il cavallo più veloce non è un bisogno, ma è una soluzione al bisogno di spostarsi velocemente.

Il Professionista di marketing non deve indagare le soluzioni ma i bisogni e, in funzione di questi, progettare i prodotti.

 

Progettare soluzioni a un bisogno: il caso Apple iPad

Steve Jobs presenta iPad 1

Steve Jobs presenta iPad.

Torniamo quindi ad Apple. Spesso si sente dire:

Prima di Apple nessuno aveva bisogno del tablet, quindi Apple ha creato il bisogno del tablet.

Anche in questo caso vi è lo stesso errore logico.

Il tablet non è un bisogno. È la soluzione a un bisogno che già prima esisteva, che Jobs ha ascoltato, capito e intercettato e per il quale ha progettato un’innovazione come iPad.

Apple, infatti, aveva ben analizzato come gran parte dell’utilizzo quotidiano di un computer fosse legato fondamentalmente alla navigazione web e alla gestione della posta elettronica e come un minus fosse rappresentato dalle dimensioni e dal peso dello strumento.

Il bisogno era quindi quello di poter navigare in rete e gestire la posta con facilità e in mobilità. Apple non ha creato un bisogno, ma ha progettato una soluzione nuova a un bisogno pre esistente.

Quello che certamente il marketing può fare, se fatto bene, è aumentare o diminuire la percezione di un bisogno, ovvero, per usare termini più precisi, trasformare bisogni latenti in percepiti e quelli percepiti in urgenti, fondamentali.

Quindi no, vi prego, non utilizzate il caso Apple per promuovere l’approccio sbagliato che vede un’innovazione visionaria spinta a forza nel mercato attraverso tecniche manipolatorie del marketing.

Non potreste fare torto peggiore a Steve Jobs e al suo staff.

Impariamo a metterci in ascolto dei bisogni e a progettare per essi soluzioni nuove. Impariamo a capire e analizzare i bisogni del cliente.

Ricordiamoci che, per parafrasare Poincarè, la creatività è lì dove si incontrano novità e utilità. Fuori da lì c’è il fallimento mascherato da frasi puerili del tipo «il mercato non ci ha capito»; peccato che dobbiamo essere noi a capirlo, e non viceversa!

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Francesco Sordi
Lavoro per le aziende che vogliono elevare il livello del proprio marketing per raggiungere nuovi obiettivi con grande efficienza. Mi occupo di formazione, consulenza, training on the job e temporary management.