Si parla molto di soft skills, ovvero di tutte quelle competenze umane e relazionali che vanno ad affiancarsi a quelle di carattere “tecnico”: il saper essere oltre al saper fare.
I più sono concordi su come esse diventino sempre più importanti nel contesto professionale, ma per lo più esse si apprendono con il tempo attraverso l’esperienza. E questo è un limite.
Nei miei corsi dico spesso che oggi l’esperienza vale zero, a meno che non si sappia astrarre da essa un nucleo di valore da applicare poi in contesti diversi e sempre mutevoli.
Le soft skills in 6 punti
Ecco alcuni punti che ho tentato di tracciare e di cui mi faccio monito:
- Allenamento emotivo: non possiamo farci allenare dai fatti che ci accadono, dobbiamo formarci per essere solidi e al tempo stesso flessibili, in una parola resilienti al contesto e alle situazioni che accadono, anche indipendentemente da noi. I normali percorsi di studio non aiutano in questo. Troviamo soluzioni “laterali” perché questo non sia un qualcosa in più ma un fondamento della professionalità;
- Gestione delle relazioni: ecco l’esame fondamentale che vorrei ci fosse in qualsiasi corso/facoltà/master/etc possibile e immaginabile. Al di là delle conoscenze e delle competenze siamo persone in relazione tra loro. Possiamo essere i professionisti più al top nelle competenze che riguardano il nostro lavoro, se rimaniamo dilettanti nella gestione delle relazioni non raggiungeremo mai i risultati a cui ambiamo;
- Indipendenza e oggettività: tutti abbiamo bisogno di conferme nella nostra vita professionale e non, ma dobbiamo imparare a valutare noi stessi e il nostro lavoro indipendentemente dall’approvazione o meno dei clienti, dei partner o dei colleghi. Noi valiamo a prescindere. Non ho detto che valiamo tanto o poco: sta a noi, con chiarezza e sguardo critico, darne una misura;
- Le aziende sono fatte di persone. Non cercare le migliori aziende, cerca le migliori persone. Fatturato, marginalità, EBITDA, trend, numero di dipendenti, brand awareness, …: sono tante le variabili con le quali proviamo a classificare le aziende per capire quali avvicinare per prime, quelle con le quali ci piacerebbe lavorare. Ma sotto il velo dei numeri e delle apparenze ci sono persone e con esse dovremmo misurare la nostra affinità, slegata da tutti gli indici. Non è semplice ma è importante per la qualità del lavoro che andremo a fare, perché non faremo mai un gran lavoro in un contesto nel quale non riusciamo a esprimere noi stessi al meglio. Le belle persone con cui lavorare sono ovunque: nelle aziende artigiane così come nelle multinazionali, nelle aziende di fama così come in quelle sconosciute ai più. E per gli st****i vale lo stesso;
- Positività: il mondo è pieno di belle persone e di belle opportunità. Per la legge dell’attrazione se siamo positivi sarà più facile attrarre persone e quindi aziende che lo siano altrettanto;
- Piccola eccezione al punto 5: non è una regola ma un’evidenza che, personalmente, dopo attenta analisi statistica, ho fatto mia: quando incontro una persona in giacca e cravatta io sto con le antenne alte e, per non sbagliare, diffido, aperto poi a cambiare idea.
Non facciamoci ingannare dal termine: le soft skills pesano, eccome!