Data analysis: padroneggia i dati e conquisterai il mondo

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Qualche giorno fa ho scritto di quanto sia fondamentale saper esaminare i dati e trarre da essi indicazioni sul presente e soprattutto sul futuro dell’azienda, per non fare la fine del povero tacchino induttivista di Bertrand Russell.

Perché la data analysis è fondamentale

La centralità dei dati è ribadita da due fonti che ne parlano per motivi diversi, ma a mio avviso convergenti.

In primo luogo LinkedIn: qualche settimana fa il celebre social network ha pubblicato la lista delle professionalità più ricercate in Italia e nel mondo.

Al primo posto assoluto in Italia troviamo l’analisi statistica e il data mining. La stessa competenza è al secondo posto a livello globale (la prima è cloud ed elaborazione distribuita). Con buona pace di tutti gli studenti che mal sopportano la statistica.

La seconda fonte è rappresentata dal post di Franz Russo che ben racconta l’evento che SAS ha curato a Roma un paio di settimane fa.

Nel suo post Franz Russo afferma che:

E quindi, dopo aver compreso che viviamo in un’era in cui siamo sommersi da dati di ogni tipo, e le aziende non sono da meno, è arrivato il momento di concentrarsi sulla fase di elaborazione e analisi degli stessi dati, servono quindi strumenti in grado di rendere più facili queste operazioni, perché da questa fase passa il vero processo di trasformazione.

Nello stesso post sono anche riportate le parole di Randy Guard, Executive Vice President e CMO di SAS:

[i dati] da soli restano solo un potenziale non sfruttato, ecco che l’analisi dei dati può contribuire al raggiungimento di obiettivi di business e, elemento non secondario, aiutare le organizzazioni ad estrapolare Valore, elemento che prima non era possibile avere.

Dall’era della digitalizzazione a quella dell’elaborazione

Ma perché oggi i dati sono così importanti?

Se qualche anno fa potevamo dire di vivere nell’epoca storica della digitalizzazione, oggi possiamo affermare di essere entrati nell’epoca dell’elaborazione.

La digitalizzazione ha consentito di tradurre ogni informazione in dato, facile, fruibile, a basso costo.

La maggior parte delle aziende ha iniziato a raccoglierne, spesso anche in modo inconsapevole, quasi sempre in modo improduttivo.

La digitalizzazione, quindi, ha creato il dato come risorsa disponibile a buon mercato da immagazzinare.

Oggi le nostre aziende sono chiamate ad affrontare la sfida di una complessità crescente in uno scenario in continuo divenire. Questo genera confusione e stress, in particolare per chi è chiamato a prendere decisioni strategiche importanti sulle quali si fonda il successo o il fragoroso schianto di un’azienda.

È aumentata in modo esponenziale la percezione del rischio decisionale.

Il modello dell’imprenditore deciso, illuminato, leader e trascinatore non esiste più. La frase «decido io perché sono il Titolare» (el paròn in veneto) non riecheggia più tra i muri come negli anni passati.

Ecco allora che si chiede l’intervento dei dati: «Devo decidere, tirami fuori i dati», o meglio ancora «Fammi delle proiezioni per il caso A e per il caso B».

Assistiamo quindi al fiorire di piattaforme e tools ma, al contempo, avvertiamo la forte consapevolezza che «la potenza è nulla senza controllo». Possiamo appoggiarci ai migliori software del mondo, ma senza le competenze su come gestirli, ogni sforzo sarà improduttivo.

Cosa succederà domani?

Mi gioco una previsione per il 2017: ci sarà una crescita esponenziale di tutte le tematiche connesse alla business intelligence e al marketing cosiddetto data-driven.

Perché lo statistico risponderà al manager: «Nessun problema a tirare fuori i dati, posso fare milioni di estrapolazioni. A Lei quali servono?»

Più aumentano le potenzialità offerte dagli strumenti, più essi possono essere al tempo stesso soluzione o aggravio della complessità percepita.

Senza una visione teorica, metodologica e strategica di marketing, ogni analisi è fine a sé stessa, se non fattore di disturbo.

Se non so cosa e come cercare, mi perderò in giga e giga di dati, tra mille grafici ed elaborazioni ma con la stessa identica percezione di ansia da decisione.

Ecco cosa fa e cosa sempre di più farà il marketing scientifico:

[ctt template=”5″ link=”NRnw4″ via=”no” ]Il marketing scientifico supporta le decisioni e ne riduce drasticamente l’ansia. via @francescosordi[/ctt]
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Francesco Sordi
Lavoro per le aziende che vogliono elevare il livello del proprio marketing per raggiungere nuovi obiettivi con grande efficienza. Mi occupo di formazione, consulenza, training on the job e temporary management.