Condivide et Impera: perché è un libro da leggere e studiare e cosa c’entra col marketing scientifico?

condivide et impera

Non vorrei essere nei panni di chi deve collocare questo testo sugli scaffali di un negozio, fisico o virtuale che sia. Perché, se da un lato verrebbe naturale posizionarlo nella sezione legata alle nuove tecnologie, dall’altro, una volta letto, ci accorgiamo che esso è assai poco tecnologico, quanto piuttosto psicologico e sociologico.

Questo testo, infatti, ha il grande pregio di indagare come pensiamo, come decidiamo, come ci relazioniamo tra esseri umani attraverso media digitali. È questo il motivo principale che mi fa dire che Condivide et Impera è un testo prezioso, non per nulla scritto da Rudy Bandiera dopo i precedenti Rischi e opportunità del web 3.0 (più orientato alle tecnologie) e Digital Carisma (totalmente focalizzato sull’aspetto personale e relazionale). Condivide et Impera è a mio avviso una sintesi perfetta di teorie, tecniche, psicologia e sociologia: perché è vero che la tecnica è vuota senza il fattore umano così come è vero che le persone oggi lavorano, si divertono, si relazionano sempre più con media digitali.

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È un libro che fa per me?  

In molti me l’hanno chiesto, sapendo che avevo avuto l’onore di seguirne la nascita. La mia risposta è sempre stata positiva, perché credo davvero che, proprio per il suo focus sulle persone e non sulla tecnologia, il testo tocchi in modo diverso molteplici interessi e sensibilità. Io, personalmente, ne tratto nelle mie docenze di marketing scientifico. Perché?! La risposta è sita sempre nella centralità delle persone, concetto fondante tanto delle digital PR quanto del marketing scientifico. Il marketing scientifico ci insegna che il primo step per ogni progetto è l’analisi della Domanda (ovvero l’insieme dei clienti, attuali e potenziali). In particolare, tutto ha inizio dalla comprensione di quello che viene definito il ranking dei bisogni.

Vendita auto

Facciamo l’esempio dell’auto, citato anche nel testo: quando ho comprato la mia auto avevo esigenze di spazio interno e nel bagaglio, di bassi consumi, avevo preferenze estetiche ed infine avevo limiti di budget. Tutti questi citati erano miei bisogni, ma qual era l’ordine di importanza tra essi? Solo quando avremo compreso i bisogni dei clienti, isolato quelli imprescindibili (must have) da quelli importanti (nice to have) e da quelli accessori, potremo dire di aver fatto nostro il punto di vista del cliente. Ora, grazie a questo nuovo “cappello” possiamo pensare alle successive analisi della nostra offerta e della maledetta concorrenza.

 

Influncer o azienda: a chi spetta l’ultima parola?

Questa triplice analisi (Domanda, azienda, concorrenza) deve portare l’azienda a comprendere cosa comunicare o far comunicare di sé. Sì perché, l’errore in cui incorrono molte aziende quando si avvicinano all’influencer marketing, è quello di ritenere che il loro lavoro termini una volta identificati i migliori influencer a cui affidare la propria comunicazione. Ma così non è o, almeno, non dovrebbe essere. Perché l’influencer è un media potente, lo ha ben descritto l’Autore, ma il contenuto della comunicazione deve essere appannaggio dell’azienda. Chi non comprende ciò non distingue tra due concetti assai diversi legati al brand: la brand awareness e la brand reputation. Per aumentare la propria notorietà (brand awareness) può essere sufficiente trovare il giusto influencer che ci garantisce audience, come se mettessimo il nostro spot in prime time su Rai 1.

influencer video

Ma ci basta che si parli di noi o vorremmo che si parlasse bene di noi? E per bene non si intende un generico commento positivo, ma uno specifico insieme di caratteristiche che ci qualificano agli occhi dei clienti e ci distinguono rispetto ai nostri concorrenti. La notorietà del brand è una condizione necessaria ma non sufficiente. È la reputazione che ci fa convertire i contatti in vendite e quindi in profitto. Sarebbe quindi un grave rischio delegare ad altri soggetti, per quanto influenti possano essere, la definizione di ciò che siamo e di ciò che offriamo ai nostri clienti. Gli influencer, una volta selezionati, vanno “brieffati”. In sintesi, possiamo concludere dicendo che il miglior influencer che comunica gli aspetti sbagliati per il vostro brand è un pessimo modo per sprecare i vostri soldi. Il miglior influencer che comunica gli aspetti strategici corretti a fronte di un’analisi marketing accurata (scientifica) è il miglior investimento che la vostra azienda possa fare. Buon lavoro!

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Francesco Sordi
Lavoro per le aziende che vogliono elevare il livello del proprio marketing per raggiungere nuovi obiettivi con grande efficienza. Mi occupo di formazione, consulenza, training on the job e temporary management.