La rivoluzione digitale e web ha cambiato in modo profondo la comunicazione.
Siamo passati da un modello a bassa frequenza ed alta intensità ad un modello ad alta frequenza e bassa intensità. Mi spiego meglio, perché immagino di risultare criptico.
Quando mi sono formato all’università (prima parte degli anni 2000) ho studiato una comunicazione basata fondamentalmente su spot, campagne stampe, affissioni, eventi, poco altro. Tutti questi media garantiscono alta intensità, ovvero una elevata capacità di raggiungere un gran numero di persone, di avere molta risonanza. D’altro canto, visto il dispendio di energie e denaro, non sono attività continuative per l’azienda. Lo stesso concetto di campagna nasce con il riferimento a un fenomeno che ha un preciso inizio e una precisa fine.
Oggi la comunicazione sui media digitali è quotidiana, quindi è ad alta frequenza, ma ha minore capacità di impatto (fatta eccezione per quei contenuti che diventano virali).
Quindi, la maggior frequenza compensa la minore intensità?
Post quotidiani sui diversi social possono equivalere l’impatto di uno spot televisivo?
La risposta è sì, ma anche no!
Perché dipende dalla strategia a monte dei contenuti. Ho già presentato in un altro post la metafora della goccia che scava la roccia che qui riprendo brevemente. Dobbiamo pensare a ogni nostro post come una goccia, piccola, fragile, ma che, unita a molte altre gocce, può scavare la percezione dei nostri clienti se e solo se tutte convergono in un unico punto, la nostra unique selling proposition (unica proposizione di vendita).
Abbiamo chiaramente individuato la nostra USP? Sappiamo esattamente quale idea vogliamo costruire nei nostri pubblici giorno per giorno? Se la risposta è sì, allora la maggiore frequenza, unita alla costanza e alla precisione, daranno alla nostra comunicazione quella forza di impatto che l’azienda si attende, anche senza fare uno spot al Super Bowl.
Precisione da chirurgo, costanza da Penelope.
Buon lavoro!
